Dal rifugio Pomilio al monte Sant'Angelo

...attraversando il Blockhaus, il Cavallo, il Focalone, il Rotondo e l'anticima dell'Acquaviva


Escursione lungo un sentiero che si sviluppa sempre in alta quota e che è tra i più frequentati della Majella: superato il tratto iniziale che corre pressochè in piano si sale ripidamente e d’improvviso ci si trova proiettati in una scenografia dove tutto è grande, grandissimo … vallate, montagne, orizzonti e distanze, ed in fondo a ben vedere è proprio questo senso di sentirsi piccoli dentro l’immenso l’essenza stessa dell’andare in Majella. Ad ottobre non ci sono più le fioriture dai mille colori che spuntano dappertutto tra i brecciai in quota mentre il verde dei prati è scomparso già da un pò di tempo lasciando il posto alle tinte tenui di chiaro marrone su cui risaltano ancor di più gli onnipresenti pini mughi che con il loro lento ed inarrestabile progredire sono divenuti una nota caratteristica di queste montagne. Non c’è molto da scrivere sul percorso da seguire - praticamente un classico per gli escursionisti - dovunque sempre ben segnato e senza presentare problemi di sorta, salvo quel poco di fatica che ogni avvicinamento alle cime più alte della Majella richiede, anche se in questo caso è indubbio il vantaggio di muovere i passi dal piazzale della Majelletta, già quasi a duemila metri di quota. Avviarsi lungo il sentiero “P” è ogni volta un pò un rituale con tutte le sue tappe e le immancabili piccole deviazioni ed attrazioni: si comincia con la salita al Block Haus dove sono i resti di un’antica casermetta che ospitava dei soldati e poi, qualche chilometro più in là, la Tavola dei Briganti dove nei lunghi momenti di attesa per poter eludere la sorveglianza dei soldati e scendere a valle a razziare, i malandrini hanno lasciato delle suggestive incisioni a futura memoria. Si può lasciare il sentiero poco prima della scintillante fontanina di Sella Acquaviva per rimontare la breve cresta che porta in cima al Monte Cavallo, con il suo mucchietto di pietre nascosto dietro i pini mughi ed un affaccio di prim’ordine sulla valle del Fiume Orfento mentre sul versante opposto sono le misteriose Gobbe di Selvaromana che sembrano protendersi nel vuoto tanto sono profonde le vallate che circondano questa caratteristica cresta. Passata la fontanina si inizia finalmente a salire potendo scegliere tra il sentiero principale che con lungo traverso ad ovest raggiunge il Bivacco Fusco, oppure (scelta migliore da fare in salita) proprio di fronte si può puntare all’enorme roccione avamposto del Focalone e seguire una via più diretta ed aerea. La salita si fa ripida e la traccia si snoda traversando tratti di nuda e liscia pietra con affacci a strapiombo e man mano che si progredisce l’orizzonte si amplia sempre di più con anche un bel punto di vista sul lungo tratto di escursione fin li percorso; attorno ai 2500 la pendenza si riduce ed il paesaggio muta, niente più vegetazione, nemmeno i mughi resistono quassù ed è una distesa di pietra e sfasciumi a perdita d’occhio … stiamo entrando nel tipico paesaggio d’alta quota della Majella. Si prosegue nel mezzo dell’ampia dorsale in direzione del grosso ometto che segna la cima del Monte Focalone e ci si ricongiunge al sentiero “P” poco prima di giungere in vetta; una volta arrivati in cima il panorama si apre definitivamente su tutte le massime elevazioni della Majella che si susseguono a cavallo di imponenti dorsali separate da vaste e profonde vallate, il tutto collegato dal complesso dei così detti “tre portoni”, lunghi e sottili passaggi che con altrettanti saliscendi uniscono miracolosamente una sequenza di vette altissime fino a raggiungere l’altopiano sommitale del Monte Amaro. Dal Focalone ci si avvia dunque al primo portone che conduce in breve sulla cima del Monte Rotondo, altra elevazione di tutto rispetto che offre anch’essa panorami notevoli in ogni direzione;. Da quel punto per salire al Monte Sant’Angelo si deve abbandonare il sentiero principale e portarsi sull’ampia dorsale alla propria sinistra in direzione delle singolari formazioni rocciose sommitali; è una cima assai particolare caratterizzata appunto da un’esile cresta di rocce che appare appoggiata su di un gigantesco mucchio di sfasciumi, ed in effetti in ogni direzione lo si osservi il Monte Sant’Angelo precipita nelle vallate sottostanti con brecciai forse tra i più vasti e profondi di tutta la Majella che sono ancor più impressionanti quando visti dl basso. Pur non essendo molto distante dal sentiero principale questa cima da l’idea di non essere particolarmente frequentata anche se il breve tratto di avvicinamento è interessante, specie nella parte finale dove si aggirano gli ammassi di rocce per andare ad infilarsi nel breve canalino che in pochi metri porta alla vetta. Sulla cima c’è pochissimo spazio per sedersi a rimirare gli immancabili panorami, in particolare verso il Monte Amaro su cui è ben visibile la rossa calotta del bivacco Pelino e verso l’Acquaviva che da questo versante mostra ancor di più la propria imponenza di seconda massima elevazione dell’intero gruppo montuoso; il Sant’Angelo, in posizione centrale rispetto alle altre maggiori vette, rimane un pò isolato e per questo è probabilmente il miglior punto di osservazione sull’intera zona. Il ritorno non può che essere per la medesima via dell’andata, salvo la tappa di rito al bivacco Fusco presso cui fare una sosta ed attardarsi a rimirare il famoso “anfiteatro” delle Murelle, meglio se nella luce del pomeriggio che colora questa montagna di tinte calde. Visto da lontano il monte delle Murelle appare come monolitico blocco di irte rocce calcaree ben diverso dalle altre cime circostanti le quali, benchè siano ben più alte, appaiono sicuramente meno aspre e piuttosto morbidamente tondeggianti come l’Acquaviva o lo stesso monte Amaro; ed invece ad una osservazione più ravvicinata questa montagna è in realtà un gigantesco deposito di fossili marini che nella notte dei tempi si sono saldati sotto l’enorme pressione degli oceani primordiali; di questa particolarità ci si può rendere ben conto affrontando questa vetta dalla via più diretta che sale ripidissima da nord lungo la quale si ha modo di oservare numerose concrezioni in cui si possono riconoscere fossili di varie forme e dimensioni. Il bivacco Fusco è sempre lì che resiste impavido alle intemperie, con un pò di ammaccature alla carrozzeria e gli arredi interni piuttosto “vissuti”, con il suo affaccio verso il mare da cui si può vivere l’aurora e l’attimo dell’alba vedendo dall’alto il sole che sembra sorgere dalle acque del Mare Adriatico … trascorrere una notte dentro quel piccolo guscio è un’esperienza che prima o poi ogni montanaro dovrebbe provare!! Dal bivacco per il rientro al punto di partenza si prosegue lungo il traverso in discesa che in breve si ricollega al bivio con la via diretta al Focalone fatta all’andata e poi, poco dopo, si è di nuovo alla fontanina e via andando avanti fino a sotto il Block Haus: da qui si può proseguire sul ramo di sinistra, quindi ancora lungo il sentiero “P” molto comodo ma un po’ più lungo, oppure prendendo sulla destra una variante più breve anche se con un fondo piuttosto accidentato per via delle fitte trame di radici della mugheta che obbligano a fare attenzione per non inciampare; entrambi i sentieri si ricongiungono comunque all’inizio del tratto asfaltato che porta al piazzale del Rifugio Pomilio dove una sosta al rifugio sarà il meritato finale di questa grande escursione. Il Rifugio Pomilio ha infatti ripreso a funzionare grazie all’iniziativa di alcuni giovani volenterosi che stanno facendo davvero un gran lavoro oltre che aver dato una bella sistemata agli interni che ora sono molto ospitali.